alla Lepetit

Ricordo che il pomeriggio andavamo al cinema e io dovevo chiedere ai miei genitori i soldi (5 lire) per un biglietto di prima classe.
Daisy fu importante nella mia vita perché, con suo padre Leone e suo fratello Misha (Michele), prima della guerra erano giunti a Milano e occupavano una casa in Piazza della Repubblica. Io stesso, facendo tappa a Milano, ero ospitato in una soffitta del gioielliere Finzi o anche da Marcello Cantoni, che dava rifugio ai non milanesi in particolare, oltre che a me, Alessandro Fajraizen. Leone, il papà di Daisy mi disse:
“Livio, ti avevamo dato l’indirizzo di nostro cugino Ivan Effront, ebreo belga rifugiato a Ginevra.”
Non ero mai andato a trovarlo.
Avevamo pochi soldi: mangiavamo in una latteria dietro Piazza del Duomo e andavamo a piedi attraversando il Parco Sempione alla casa di Marcello Cantoni.
Mi ricordo che una sera dissi a Fersen che avevo un visto della Svizzera, e questo geniale uomo di teatro mi disse:
"Perché non lo usi; compri in Italia qualcosa di pregiato da portarti in Svizzera e acquisti qualcosa di pregiato dalla Svizzera e lo porti in Italia."
Idea geniale! Andai da Alberto Moise a chiedere un consiglio, e mi anticipò i soldi per comprare due dozzine di calze di seta. Finalmente, avevo l'occasione di andare a trovare Ivan Effront, e presi il treno per Losanna.
Andai nel primo negozio d'articoli per signore e mi qualificai rappresentante di una casa Italiana produttrice di calze.
La signora apprezzò la qualità delle calze e me ne ordinò 140 dozzine. Scrissi su un carnet un ordine e io chiesi alla signora che cosa potevo fare di questi campioni: immediatamente me li comprò, così ebbi i soldi per comprare la penicillina, così rara in Italia.
Andai alla farmacia di Place Saint François e comprai la penicillina, che feci tenere in frigorifero.
Finalmente avevo i soldi per prendere il treno per Ginevra, dove telefonicamente avevo combinato un appuntamento con Ivan Effront al Café de la Gare. Ivan Effront disse, come mai non avevo utilizzato le sue risorse economiche quando vivevo in povertà a Losanna. Gli dissi che io avevo un sussidio "pour les Etudiants victimes de la guerre".
Ivan Effront mi disse che era amico di Robi Lepetit e che aveva avuto notizie della sua morte in campo di concentramento ed era stato sostituito da un certo Zerilli.
Mi diede una lettera da portare al Dr Zerilli di cui non disponeva l’indirizzo.
Tornai a Milano con la mia penicillina e telefonai alla ditta Lepetit chiedendo alla centralinista di essere messo in comunicazione con il Dr Zerilli.
Mi rispose la signora Chiavenna, segretaria di Zerilli, cui annunciai di avere una lettera del signor Effront, chiedendole se potevo lasciarla in portineria.
"Se è una lettera del Signor Effront, sono certa che il Dr. Zerilli vuole che gliela consegni direttamente."
Fu così che presi un appuntamento con il Dr Zerilli, cui consegnai la lettera. Allora, ero iscritto per una seconda laurea al Eidgenossiche Technische Hochschule di Zurigo; tuttavia, rendendomi conto di trovarmi in una ditta farmaceutica, chiesi ingenuamente al Dr Zerilli quali possibilità di lavoro poteva avere un giovane chimico in Italia. Allora chiese un appuntamento al Dr Carrara, Direttore delle ricerche. Dr Carrara era molto impegnato e mi dette l'appuntamento per il successivo venerdì.
Tornato da Trieste, mi recai all’appuntamento portandogli la mia tesi sulla sintesi dei nuovi antibiotici fatta sotto la direzione del Professor Teodore Posternak, fratello di Jean. Al Dr. Carrara dissi che in realtà non cercavo lavoro perché, come ho già menzionato, ero già iscritto per seconda laurea. Il Dr. Carrara mi disse che aveva avuto l'ordine da Zerilli di assumermi. Chiesi una settimana di tempo per la riflessione, durante la quale tornai ancora a Trieste.
I miei genitori mi dissero che ero stupido a non accettare un'offerta:
“Se il Signore ti procura in occasione non perderla.”
E così tornai a Milano per essere assunto nel laboratorio riservato del Carrara, il quale aveva un Direttore della Ricerca Chimica ma ambiva a fare delle sintesi in un suo laboratorio riservato.




Idrogeno e setacci